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Johann Heinrich Füssli: il pittore del diavolo

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Johann Heinrich Füssli, Sogno del pastore, 1793

Johann Heinrich Füssli, Sogno del pastore, 1793

Amava definirsi “pittore ufficiale del diavolo”, Goethe lo descriveva come “un manierista geniale che fa la parodia di se stesso”, i Surrealisti lo veneravano come un maestro, gli Espressionisti lo esaltavano come un precursore, Johann Heinrich Füssli, con la sua opera, si fece portavoce di un mondo fatto di incubi e di sogni, un mondo visionario che traeva linfa dalla perdita delle certezze dell’uomo nei confronti della ragione e della storia.

Il suo atteggiamento onirico rispetto alla realtà delle cose rappresentò, infatti, il segno di una sfiducia diffusa rispetto all’infallibilità dei sensi: un ribaltamento di valori dall’esterno verso l’interno, dalla Natura all’Io.

Johann Heinrich Füssli, Incubo, 1781

Johann Heinrich Füssli, Incubo, 1781

Nato nel 1741 a Zurigo, ma naturalizzato inglese, Heinrich Füssli affiancò alla sua attività di pittore quella di scrittore e di critico d’arte. Uomo assai colto e raffinato, fu professore di pittura presso la Royal Academy di Londra e membro di prima classe dell’Accademia di San Luca a Roma.
Füssli incarnò quelle tendenze tardosettecentesche ove preromanticismo e neoclassicismo si legarono in un dialogo serrato e costante. Egli infatti recuperò il patrimonio classico, contaminato dalla riscoperta del medioevo e dal recupero della letteratura epica e leggendaria , in modo dichiaratamente antineoclassico, alla ricerca di quella poetica del sublime dove l’invisibile conta più del visibile, dove alla serenità del noto si sostituisce il turbamento dell’ignoto.

Johann Heinrich Füssli, Brunilde osserva Gunther legato al soffitto

Johann Heinrich Füssli, Brunilde osserva Gunther legato al soffitto

Educato a diventare un pastore prima che un pittore, Füssli si inoltrò nell’abisso delle passioni in modo fortemente intellettualistico e teatrale: le sue tenebrose apparizioni sono ancora legate ad una certa cultura empirista derivata da Hobbes e da Locke.

Ragione e sentimento furono i due poli su cui si dibatté il lavoro di Füssli: la fantasia liberata attraverso una ragionata meditazione sulla realtà del mondo e delle cose.

Dante, Michelangelo, i manieristi, il Trecento gotico, Omero, Shakespeare, i canti di Ossian, l’epos nibelungico, furono per Füssli importanti spunti letterari e figurativi: gli spiriti della mitologia greca ed inglese, i demoni di Omero e di Shakespeare, i sogni della Divina Commedia, contribuirono ad arricchire la stupefacente inventiva delle rappresentazioni dell’artista.

Forze istintive ed oscure, incarnazioni del male e delle superstizioni, si muovono come spettri nelle sue opere, fantasmi di un universo dove “il sonno della ragione genera mostri.”

Johann Heinrich Füssli, Incubo, 1791

Johann Heinrich Füssli, Incubo, 1791

Come per Goya, anche per Füssli il mostruoso derivava da un atteggiamento irrazionale: la perdita di ragione che vedeva nel mondo a lui contemporaneo aveva incrementato falsità, corruzione ed orrore.

Una critica sociale e storica che mirava alle classi più agiate dedite a pratiche esoteriche. Le streghe ed i demoni di Füssli portano gli stessi abiti, indossano gli stessi gioielli e assumono gli stessi atteggiamenti stereotipati dell’alta società, come specchi delle loro menti distorte.
A partire dal 1780, un po’ in tutta Europa, divenne di moda concedere credibilità alle pratiche occulte, anche nelle forme più astruse e stravaganti.

Füssli prese una decisa posizione contro ogni superstizione di tipo religioso e ogni credenza nel soprannaturale: nelle sue creazioni più frivole gli spettri rappresentano il veicolo di una satira sociale, nelle opere più cupe incarnano le forze degli istinti e delle passioni.

Johann Heinrich Füssli, Thor batte il drago, 1788

Johann Heinrich Füssli, Thor batte il drago, 1788

L’ amore che nutriva per l’antichità classica e la sua profonda erudizione influenzarono profondamente la sua opera che, seppur visionaria nella concezione, rimase sempre entro i confini di un’unità compositiva di tipo classicista: immagini che hanno validità universale pur contaminate dal suo estro bizzarro e nervoso.

“La magnificenza di Michelangelo, la purezza di Raffaello, lo splendore di Tiziano dovrebbero ispirare la venerazione dello studente e stimolare lo spirito di emulazione del professionista arrivato, nella stessa misura in cui ognuno dovrebbe evitare le flaccide escrescenze di Rubens e la vacua inconsistenza di Carlo Maratti.”

Johann Heinrich Füssli, Titania e Oberon

Johann Heinrich Füssli, Titania e Oberon

Il mondo in cui si dibatte Füssli è un mondo fatto di rappresaglie e di ribellioni condannate, però, al fallimento: all’uomo viene sempre negata la fuga dalla prigione delle norme che lo incatenano.

In questo Füssli è un artista profondamente moderno che percepisce la crisi dell’artista e dell’uomo contemporaneo, così costretto in una realtà dove lo stato naturale non trova più la sua giusta collocazione.

Johann Heinrich Füssli, Silenzio, 1801

Johann Heinrich Füssli, Silenzio, 1801



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